Buongiorno Readers! Eccomi qui con un altro splendido Teaser Tuesday, il libro di cui vi lascio un estratto oggi è La ragazza del dipinto, esordio di Ellen Umansky. Un romanzo dagli affascinanti richiami storici che sto leggendo in questi giorni, ma che sono davvero indecisa se amarlo od odiarlo..adoro la storia che mi sta molto pendendo, ma lo stile mi sta un po' facendo diventare matta, presente e ricordi mescolati in proposizioni lunghe chilometri..sia nei capitoli al presente che in quelli al passato! ç_ç
Le pareti sembravano così spoglie con tutte quelle cornici vuote, prive di opere d'arte (fatta eccezione per l'immagine del mese, la collezione della galleria era stata messa al sicuro in un nascondiglio militare; dove esattamente, nessuno lo sapeva). Rose aveva comprato un sandwich al miele e uvetta dalla mensa di Lady Gater e l'aveva mangiato al banco, rapidamente e in silenzio, come se qualcuno potesse scoprirla e mandarla via. Ma nessuno le aveva detto niente, così si era diretta verso l'area piena di persona sotto la cupola di vetro della galleria e, quando si era resa conto che i posti a sedere erano finiti, rimase in piedi di lato. Poi la signorina Hess era uscita - più piccola e rotonda di quanto Rose avesse pensato - e aveva suonato Bach con tale veemenza e perfezione che tutto ciò a cui Rose aveva potuto pensare era stato: "Devo assolutamente raccontarlo a Mutti. La farò venire qui un giorno".
Ed ecco Margaret che le tirava la mano, con il viso radioso, i capelli biondi ancora perfettamente arrotolati dietro la nuca e un grosso uomo in uniforme al fianco. La tirarono verso una fila di persone che ballava, Rose dietro Margaret e dietro Fred, che non era allampanato ma si muoveva agilmente. Un altro soldato americano, un bel marinaio, nonostante lo strano cappello e la cravatta, si unì alla fila dietro di lei. Era facile muoversi, striscia striscia striscia striscia, alza, alza, essere trascinati. Rose segnava il passo, uno-due-tre, alza, alza. "La guerra è finita", pensò. Alza, alza... lanciava le gambe, una dopo l'altra, inebriata: "Niente più guerra". Le sue mani scivolarono sui fianchi di Margaret.
«Aiuto», disse il marinaio dietro di lei. Quasi urlò per farsi sentire.
«Scusa?»
Con le mani le afferrò i fianchi. «Per ballare. Ho bisogno di una guida». La fece ruotare su sé stessa. Aveva ragione, era bello, alto, con gli occhi chiari.
«è difficile».
Riposizionò le mani sui suoi fianchi. «Ma ci sono cose più divertenti che ballare».
«Non mi sembra una buona idea». Cercò di dire Rose in maniera civettuola, ma senza riuscirvi. Si voltò e corse per raggiungere la fila, concentrata sulla schiena di Margaret, sul modo in cui muoveva i fianchi avanti e indietro.
Lui barcollò e la prese per la vita.«Dài», disse, trascinandola via dalla fila. «Io sono Paul».
«Rose».
«Presto tornerò a casa».
«Tutti stanno tornando a casa». Le piaceva dirlo ad alta voce. Più lo diceva e più ci credeva. Aveva ricevuto l'ultima lettera di Gerhard circa un mese prima, quando la sua truppa era alle porte di Berlino. "Non ci vorrà molto", aveva scritto.
Vedremo alla fine della lettura che impressione mi lascerà, per ora ha una storia intrigante, ma appunto lo stile ogni tanto mi impiccia.. Qualcuno di voi lo ha letto e ha avuto impressioni diverse? Non vorrei essere io troppo presa con lo studio a impazzire per poco! ^^'
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