Buonasera Readers! Ieri vi ho parlato del primo libro della serie Hunger Games di Suzanne Collins in occasione della ristampa per il decimo anniversario, ebbene l'evento prosegue e oggi vi racconto la mia esperienza di lettura del secondo volume della trilogia, ovvero HUNGER GAMES. LA RAGAZZA DI FUOCO.
Prima di raccontarvi di questo secondo libro, ringrazio di cuore la casa editrice per la copia recensione in omaggio in questa meravigliosa nuova edizione e Raffaella di The Reading's Love per aver organizzato l'evento che terminerà domani con la recensione dell'ultimo volume della serie.
Ma adesso ecco qualche info più dettagliata sul primo libro in riedizione seguita dalla mia recensione!
Titolo: Hunger Games. La ragazza di fuoco (Hunger Games #2)
Autore: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Pubblicazione: 16 Ottobre 2019
Cartaceo: 13.00 € | E-book: 12.50 €
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SUZANNE COLLINS vive nel Connecticut con la sua famiglia e due gatti selvatici. L'idea degli Hunger Games si è fatta strada nella sua mente mentre faceva zapping tra le immagini dei reality show e quelle della guerra vera. I suoi libri sono tradotti in 40 Paesi e continuamente ristampati: negli Stati Uniti la saga ha superato i 36 milioni di copie. Un vero fenomeno di massa, tanto che la rivista «Time» ha nominato Suzanne Collins tra le 100 più influenti personalità della cultura. Suzanne è anche autrice della serie "Gregor", sempre pubblicata in Italia da Mondadori.
SINOSSI La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita.
RECENSIONE
HUNGER GAMES. LA RAGAZZA DI FUOCO riprende il filo della storia appena sei mesi dopo la fine del primo libro, eppure si percepisce già dalle prime parole che l'atmosfera è cambiata drasticamente. Questo libro ha un'aura più tetra, dei protagonisti più maturi e uno sfondo distopico prepotente.
I vincitori degli ultimi Hunger Games, Katniss e Peeta, stanno facendo i conti con il passato, con le vicende che hanno sconvolto le loro esistenze e con la loro moralità. Gli stessi rapporti con le persone loro care che sono rimasti ad aspettarli al distretto dodici sembrano essersi incrinati, capovolti o raffreddati. Più di tutto però stanno facendo i conti con le conseguenze delle loro scelte.
Sebbene sia Katniss quella ad essere diventata la Ghiandaia Imitatrice di Panem, il simbolo di una ribellione alle porte, anche Peeta ha un incredibile carisma e in questo secondo libro riusciamo ad apprezzare al meglio tutte le sue qualità. Al di là del fatto che siate #TeamPeeta o #TeamGale, la devozione di Peeta nei confronti di Katniss è quasi disarmante, le sue motivazioni spesso spezzano il cuore, e sotto sotto è facile trovare in lui il vero eroe della storia. Il suo cuore è più puro e gentile di quello di Katniss, tuttavia rimane lei la Ragazza di Fuoco di cui tutti parlano.
Tra le new entry una nomina speciale va a Finnick, uno dei miei personaggi preferiti di questa serie, uno di quelli che vediamo evolvere e cambiare semplicemente grazie ad un cambio di prospettiva. Un animo ormai corrotto che nonostante tutto cerca di trarre il meglio da ogni situazione, forse la sua rabbia verso il presidente Snow è più forte addirittura di quella di Katniss, la sua storia spezza il cuore sopratutto proseguendo con la lettura e scoprendo il suo segreto e le ombre dietro il suo bel faccino. Ma Suzanne Collins è un mago delle doppie facce, la sua capacità di mostrare una realtà distorta e poi raccontare con naturalezza la verità rendono ogni sviluppo quasi disarmante.
Restando tra i personaggi, in questo secondo libro vediamo Haymitch mettersi in gioco sul serio, mostrare sia il suo lato buono che quello oscuro creato da un passato triste e solitario. I suoi vizi, le sue reazioni a volte esagerate e quelle invece calcolate al secondo rendono ogni scena con lui incredibilmente vivida ed indimenticabile. Il suo è forse il personaggio cui mi sento maggiormente legata: è un personaggio quasi tangibile, una presenza chiara e definita, ma così emozionalmente corrotta e confusa da essere vera, esattamente come potrebbe trovarsi una persona con la sua storia nella nostra realtà.
Le sue azioni e i suoi pensieri sono coerenti, c'è un certo equilibrio nella sua spossatezza e ciò che più amo di lui è che è un personaggio a tutto tondo: ha una storia, un passato, un presente pieno di tormenti, sentimenti che lo rendono intrattabile ed emozioni che lo fanno agire nel bene o nel male esattamente come ti aspetteresti seguendo una logica morale, non è uno di quei personaggi infiocchettati o estremamente stereotipati, Haymitch è Haymitch, con le sue virtù ma soprattutto i suoi vizi, i suoi difetti e quella lingua impudente capace di farti sbellicare dal ridere per poi stroncare con due parole ogni speranza di un lieto fine.
Suzanne Collins si sposta dunque da una narrazione "katniss-centrica" ad una più ampia, raccontandoci non solo qualcosa in più sui personaggi che ruotano intorno alla protagonista, ma dandoci attraverso le loro storie degli scorci più profondi di questo mondo distopico. L'autrice tira fuori il "marcio" di Panem e lo fa attraverso i personaggi, i loro ricordi, le loro storie, passando da un momento d'azione ad uno ricco di confessioni, segreti e verità sputate fuori con odio.
In questo secondo libro scopriamo che i giochi sono ormai finiti, la rabbia di Panem ribolle ovunque e Suzanne Collins con maestria ci lascia abituare a questa nuova atmosfera, lasciandoci scoprire le crudeltà di una società arrivata agli sgoccioli e le conseguenze di quei pochi gesti coraggiosi, mentre il ruolo di Katniss si fa sempre più simbolico e prepotente.
Un secondo libro che riprendendo le fila del precedente si distingue in modo così deciso che pur essendo un libro di transizione è quasi il mio preferito tra i tre, di sicuro è il mio "secondo libro di una trilogia" preferito in assoluto.
I vincitori degli ultimi Hunger Games, Katniss e Peeta, stanno facendo i conti con il passato, con le vicende che hanno sconvolto le loro esistenze e con la loro moralità. Gli stessi rapporti con le persone loro care che sono rimasti ad aspettarli al distretto dodici sembrano essersi incrinati, capovolti o raffreddati. Più di tutto però stanno facendo i conti con le conseguenze delle loro scelte.
Sebbene sia Katniss quella ad essere diventata la Ghiandaia Imitatrice di Panem, il simbolo di una ribellione alle porte, anche Peeta ha un incredibile carisma e in questo secondo libro riusciamo ad apprezzare al meglio tutte le sue qualità. Al di là del fatto che siate #TeamPeeta o #TeamGale, la devozione di Peeta nei confronti di Katniss è quasi disarmante, le sue motivazioni spesso spezzano il cuore, e sotto sotto è facile trovare in lui il vero eroe della storia. Il suo cuore è più puro e gentile di quello di Katniss, tuttavia rimane lei la Ragazza di Fuoco di cui tutti parlano.
«Per una frazione di secondo non riesco a respirare, completamente avvolta da quelle strane fiamme. Poi, all'improvviso, il fuoco si spegne. Mi fermo lentamente, chiedendomi se sono nuda e perché Cinna ha fatto in modo che il mio vestito da sposa venisse consumato dal fuoco. Ma non sono nuda. Ho addosso un abito identico a quello da sposa, solo che ha il colore del carbone ed è fatto di minuscole penne d'uccello. Sollevo sbalordita a mezz'aria le lunghe maniche fluenti ed è in quel momento che mi vedo sugli schermi. Vestita tutta di nero, a parte le chiazze bianche sulle maniche. O dovrei chiamarle ali. Perché Cinna mi ha trasformato in una ghiandaia imitatrice.»Il fascino di Katniss, le sue memorabili scelte nell'arena sono state viste da tutta Panem in diretta, e per il governo del Presidente Snow gli Hunger Games si sono rivelati un'arma a doppio taglio, ecco perché ci ritroviamo ancora una volta nell'arena al fianco dei due vincitori del distretto dodici ad assistere ad una speciale edizione dei giochi. In realtà in questo secondo libro conosciamo i vincitori delle edizioni precedenti ed entrano in gioco personaggi davvero interessanti, sia da un punto di vista di ruolo che da un punto di vista morale.
Tra le new entry una nomina speciale va a Finnick, uno dei miei personaggi preferiti di questa serie, uno di quelli che vediamo evolvere e cambiare semplicemente grazie ad un cambio di prospettiva. Un animo ormai corrotto che nonostante tutto cerca di trarre il meglio da ogni situazione, forse la sua rabbia verso il presidente Snow è più forte addirittura di quella di Katniss, la sua storia spezza il cuore sopratutto proseguendo con la lettura e scoprendo il suo segreto e le ombre dietro il suo bel faccino. Ma Suzanne Collins è un mago delle doppie facce, la sua capacità di mostrare una realtà distorta e poi raccontare con naturalezza la verità rendono ogni sviluppo quasi disarmante.
Restando tra i personaggi, in questo secondo libro vediamo Haymitch mettersi in gioco sul serio, mostrare sia il suo lato buono che quello oscuro creato da un passato triste e solitario. I suoi vizi, le sue reazioni a volte esagerate e quelle invece calcolate al secondo rendono ogni scena con lui incredibilmente vivida ed indimenticabile. Il suo è forse il personaggio cui mi sento maggiormente legata: è un personaggio quasi tangibile, una presenza chiara e definita, ma così emozionalmente corrotta e confusa da essere vera, esattamente come potrebbe trovarsi una persona con la sua storia nella nostra realtà.
Le sue azioni e i suoi pensieri sono coerenti, c'è un certo equilibrio nella sua spossatezza e ciò che più amo di lui è che è un personaggio a tutto tondo: ha una storia, un passato, un presente pieno di tormenti, sentimenti che lo rendono intrattabile ed emozioni che lo fanno agire nel bene o nel male esattamente come ti aspetteresti seguendo una logica morale, non è uno di quei personaggi infiocchettati o estremamente stereotipati, Haymitch è Haymitch, con le sue virtù ma soprattutto i suoi vizi, i suoi difetti e quella lingua impudente capace di farti sbellicare dal ridere per poi stroncare con due parole ogni speranza di un lieto fine.
Suzanne Collins si sposta dunque da una narrazione "katniss-centrica" ad una più ampia, raccontandoci non solo qualcosa in più sui personaggi che ruotano intorno alla protagonista, ma dandoci attraverso le loro storie degli scorci più profondi di questo mondo distopico. L'autrice tira fuori il "marcio" di Panem e lo fa attraverso i personaggi, i loro ricordi, le loro storie, passando da un momento d'azione ad uno ricco di confessioni, segreti e verità sputate fuori con odio.
In questo secondo libro scopriamo che i giochi sono ormai finiti, la rabbia di Panem ribolle ovunque e Suzanne Collins con maestria ci lascia abituare a questa nuova atmosfera, lasciandoci scoprire le crudeltà di una società arrivata agli sgoccioli e le conseguenze di quei pochi gesti coraggiosi, mentre il ruolo di Katniss si fa sempre più simbolico e prepotente.
Un secondo libro che riprendendo le fila del precedente si distingue in modo così deciso che pur essendo un libro di transizione è quasi il mio preferito tra i tre, di sicuro è il mio "secondo libro di una trilogia" preferito in assoluto.
QUAL È PER VOI IL SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA MEGLIO SCRITTO IN ASSOLUTO?
Fatemi sapere, sono curiosa di conoscere le vostre risposte e magari di aggiungere qualche trilogia alla mia TBR! ;)
Un abbraccio,
kuşadası transfer
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