sabato 20 giugno 2015

Il Classico del mese: La fattoria degli animali

Il classico del mese 1

Questo mese vorrei iniziare con un classico del novecento che mi è particolarmente piaciuto e che mi ha fatto pensare parecchio.

La fattoria degli animali

Titolo: La fattoria degli animali (Animal Farm)

Autore: George Orwell

Genere:  allegoria politica

Pubblicazione in Italia: 1947

Pubblicazione in lingua: 1945

 

GEORGE ORWELL, pseudonimo di Eric Arthur Blair (Motihari, 25 giugno 1903Londra, 21 gennaio 1950), è stato un giornalista, saggista, scrittore e attivista britannico. Conosciuto come opinionista politico e culturale, ma anche noto romanziere, Orwell è uno dei saggisti di lingua inglese più diffusamente apprezzati del XX secolo. La sua grande fama è dovuta a due romanzi scritti verso la fine della sua vita, negli anni quaranta: l'allegoria politica de La fattoria degli animali e 1984, che descrive una così vivida distopia totalitaria dall'aver dato luogo alla nascita dell'aggettivo orwelliano, oggi ampiamente usato per descrivere meccanismi totalitari di controllo del pensiero. Orwell condusse sempre la sua attività letteraria in parallelo con quella di giornalista e attivista politico. Era e rimase sempre d'ispirazione politica di sinistra ma la presa di coscienza, anche in seguito a tragiche esperienze personali, delle contraddizioni e degli errori del comunismo realizzato in Unione Sovietica sotto Stalin, lo portò a essere antisovietico e antistalinista, scontrandosi così con una consistente parte di sinistra europea.

TRAMA Gli animali della Fattoria Padronale vengono sfruttati e maltrattati dal loro padrone, il signor Jones. Un giorno vengono a conoscenza del sogno di un saggio verro, il Vecchio Maggiore, in cui gli animali sono liberi dall’uomo e artefici del proprio destino. Il Vecchio Maggiore inizia a fare discorsi in cui afferma che l’uomo è il nemico e che è l’unico animale a consumare senza produrre, poi insegna agli altri animali un inno, Animali d’Inghilterra, in cui si parla di una liberazione futura degli animali. Il giorno della rivolta arriva presto: il signor Jones, alcolista, arriva un giorno a dimenticarsi addirittura di dar la razione di cibo agli animali e di mungere le mucche. A questo punto le bestie sfondano i recinti per cibarsi da soli e quando gli uomini tentano di fermarli le bestie iniziano a combatterli e riescono a cacciarli dalla fattoria, che viene ribattezzata La Fattoria degli Animali. Gli animali sono ora felici, si credono liberi ed emettono sette comandamenti, votati all’unanimità. Dopo poco, inizia ad emergere un gruppo di opportunisti, i maiali, gli stessi che avevano incitato gli altri alla rivolta, che in breve diventano dei veri e propri tiranni con tanto di milizia personale, i cani. Napoleone, un maiale, caccia dalla fattoria chi gli è scomodo e alla fine inizia addirittura a far uccidere chi non si mostra d’accordo con le sue decisioni. Gli ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione sono traditi da un unico comandamento che si sostituisce agli altri sette: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».

La favola che ha come protagonisti degli animali, come nelle opere di Esopo, è un allegoria di tutte le rivoluzioni che, trasformate in un regime, vengono in qualche modo tradite. In particolare l’autore allude alla rivoluzione Russa, inserendo anche personaggi ed eventi che corrispondono alla realtà storica. Come ogni favola, anche questa ha una morale e Orwell scrive un articolo, La Libertà di Stampa, posto a commento del libro che ne sottolinea l’importanza oltre alla chiara rivelazione della natura della sua opera. In questo articolo, afferma anche di aver spedito il manoscritto a vari editori e di aver ricevuto risposte negative perché l'opera «avrebbe offeso molta gente, soprattutto per il fatto di aver scelto come classe dominante i maiali» e insiste sui vari tentativi fatti anche dalla critica e dagli intellettuali in generale, per spingere il pubblico a non acquistare il libro. La ragione di questa accoglienza negativa è anche da ricondurre al clima storico del momento: Regno Unito e Unione Sovietica erano in quel momento alleate contro la Germania. Un'opera simile poteva dunque essere vista come un segno di scarsa lealtà da parte del Regno Unito.

Un classico del novecento che vi consiglio caldamente di leggere, è a mio parere un modo geniale di presentare il corso storico e politico degli eventi e soprattutto è un’opera che apre gli occhi e fa riflettere.

In poco più di cento pagine, viene trattato un tema analizzato e criticato da un diretto sostenitore dell’ideologia politica relativa, ragione per cui lo considero la cosa più vicina ad una visione oggettiva degli eventi storici.

 

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