Titolo: Allegiant (#3 Divergent Series)
Autore: Veronica Roth
Pagine: 538
Editore: De Agostini
Pubblicato: 18 Marzo 2013
Brossura: 12,90 €
VERONICA ROTH Si è laureata in scrittura creativa presso la Northwestern University e ha esordito giovanissima con il bestsellerDivergent rubando il tempo agli esami. Ora vive a Chicago e fa la scrittrice a tempo pieno. Divergent è il suo romanzo d'esordio pubblicato negli Stati Uniti nel 2011, ed è rimasto nella top ten dei libri più venduti per tre mesi consecutivi.
TRAMA a realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il "sistema per fazioni" era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l'opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l'amore e il sacrificio.
Il terzo e ultimo libro della saga mi ha lasciata a dir poco sconvolta. Devo ammettere che l'autrice ha davvero deciso di sorprenderci tanto che, a sapere il finale, non credo che l'avrei mai iniziato. I tre romanzi sono in breve un unico grande libro nel quale la vera protagonista è la natura umana e tutte le sue svariate sfaccettature. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto, in questo terzo capitolo ritroviamo la Tris che abbiamo visto crescere e maturare nei precedenti volumi, una protagonista che ormai conosciamo a 360° ma che ancora vediamo migliorare. Verso di lei non si può che provare empatia, infatti nonostante sia la Roth a determinarne le azioni, queste sembrano completamente suggerite dal lettore che le anticipa e che comprende pienamente ogni stato d'animo della Divergente. Una nota positiva del personaggio è anche il fatto che è realistico. Tris, segnata dagli innumerevoli orrori che ha dovuto affrontare, è umana, agisce in relazione alle proprie esperienze, è un personaggio in cui il lettore non può far altro che immedesimarsi.
Una Tris che si ritrova sconcertata di fronte alle azioni del proprio ragazzo che fatica a capirla e con il quale è continuamente in conflitto. Tobias infatti, dopo aver scoperto di non essere un Divergente, viene sommerso da un'infinità di dubbi riguardo la sua identità. Non si rende conto e non riesce a comprendere appieno i propri limiti e dubita non solo di sé stesso, ma ancora prima di Tris e delle sue intuizioni, che si rivelano giuste ogni volta. in particolare è lei che per prima comprende questi suoi dubbi trovandone l'origine nell'infanzia violenta di lui. Infatti, il vero problema di Tobias è l'ombra dei suoi autoritari genitori incapaci di amare che l'hanno convinto inconsciamente di non essere mai abbastanza. Tutto si risolve con la compassione della Divergente che grazie al suo intuito riconosce il problema di Tobias.
Questi due personaggi sono centrali nella storia e in questo volume si alternano nel racconto per una scelta obbligata. Si ha però una narrazione confusa in quanto il lettore, abituato alla voce narrante di Tris, deve tornare a rileggere spesso intere frasi o capitoli. Io stessa per esempio mentre leggevo immaginavo scene in cui Tris compiva determinate azioni per poi rendermi conto che stavo leggendo uno dei capitoli in cui è Tobias a raccontare in prima persona quello che succede. Questo probabilmente è dovuto al fatto che non c'è un cambio di registro tra i due e che a volte sembra di leggere le parole di Tris perché vengono utilizzati da entrambi gli stessi vocaboli.
!!!!!!!!! ATTENZIONE SPOILER!!!!!!!!!
Il coinvolgimento di Tobias nella narrazione è essenzialmente dovuta al finale, che non solo mi ha stupita ma mi ha lasciata senza parole. Senza fronzoli, devo dirlo e basta: Tris muore. Ciò che mi ha stupito è che non potevo crederci. Ho dovuto leggere le parole di Tobias per rendermene conto perché fino all'ultimo mi aspettavo di rivederla nei capitoli a seguire, vederla rispuntare sana e salva come in altre occasioni. Leggendo non potevo e non volevo capacitarmi del fatto che Beatrice stesse realmente morendo. Questo perché siamo abituati ad autori che compiono acrobazie indicibili pur di salvare i propri pupilli. Tutto ciò è un ulteriore fattore che denota la coerenza della Roth, che fredda e impassibile ci fa vedere la realtà nuda e cruda. Dopo aver salvato Tris innumerevoli volte, lascia che la protagonista muoia in modo eroico, riaffermando la sua testardaggine a sfidare il destino, dopo essersi sacrificata quella volta di troppo.
Tutto a dimostrazione del fatto che non è la storia d'amore e il lieto fine che l'autrice ricerca, ma un insegnamento da lasciare al suo pubblico sulla natura umana. L'unica speranza che ci da è Evelyn che rinuncia alla sua sete di potere per riallacciare i rapporti col figlio.
Il sacrificio di Tris è l'unico del libro degno di ammirazione perché fatto con amore, tutti gli altri vengono giustificati con la frase "per un bene superiore": il Dipartimento che vuole cancellare la memoria di tutti gli abitanti di Chicago per far continuare l'esperimento e non fallire, Nita che vuole somministrare il siero della morte al Dipartimento per la rivalsa dei Geneticamente Danneggiati, infine Evelyn che solo di fronte all'amore per suo figlio si convince a non sterminare gli Alleanti per fermare la guerra civile.
"Fare un sacrificio non vuol dire rinunciare alla vita di un'altra persona. Quello è un puro atto di malvagità." Queste le parole di Tris a riguardo, parole che l'hanno indotta a pensare e a riflettere su cosa era giusto e cosa non lo era fino ad arrivare ad avere il buonsenso di fermare Jeanine, Marcus, Evelyn, Nita e, con un ultimo gesto di coraggio, il Dipartimento.
Un libro da leggere tutto d'un fiato, ricco di azione e colpi di scena, che mi ha lasciato con un nodo in gola e una leggera delusione per il finale. Delusione ingiustificata se non fosse che sono una romanticona e darei di tutto per un finale in stile Disney. Ma non sempre il lieto fine è adeguato e devo ammettere che, aldilà della mia delusione, l'idea dell'autrice è un ottimo escamotage per sottolineare il fulcro centrale della storia.
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