Titolo: La misura della felicità
Autore: Gabrielle Zevin
Pagine: 314
Editore: Nord
Pubblicato: 4 Giugno 2015
Rilegato: 9,90 €
GABRIELLE ZEVIN Gabrielle Zevin è nata a New York dove vive tuttora. Dopo essersi laureata ad Harvard ha intrapreso la carriera di scrittrice e autrice cinematografica. Il suo libro d'esordio, La misura della felicità, è subito entrato nella classifica del New York Times ed è in corso di traduzione in diversi paesi del mondo.
TRAMA Dalla tragica morte della moglie, A.J. Fikry è diventato un uomo scontroso e irascibile, insofferente verso gli abitanti della piccola isola dove vive e stufo del suo lavoro di libraio. Disprezza i libri che vende (mentre quelli che non vende gli ricordano quanto il mondo stia cambiando in peggio) e ne ha fin sopra i capelli dei pochi clienti che gli sono rimasti, capaci solo di lamentarsi e di suggerirgli di "abbassare i prezzi". Una sera, però, tutto cambia: rientrando in libreria, A.J. trova una bambina che gironzola nel reparto dedicato all'infanzia; ha in mano un biglietto, scritto dalla madre: "Questa è Maya. Ha due anni. E molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata." Seppur riluttante (e spiazzando tutti i suoi conoscenti), A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella bambina gli sconvolga l'esistenza. Perché Maya è animata da un'insaziabile curiosità e da un'attrazione istintiva per i libri - per il loro odore, per le copertine vivaci, per quell'affascinante mosaico di parole che riempie le pagine - e, grazie a lei, A.J. non solo scoprirà la gioia di essere padre, ma riassaporerà anche il piacere di essere un libraio, trovando infine il coraggio di aprirsi a un nuovo, inatteso amore...
Un libro che mi ha lasciata senza fiato e che ho letto in pochi giorni, ho fatto fatica a staccarmi dalla lettura ogni volta che dovevo e alla fine un po’ ho rimpianto di averlo letto tanto velocemente.
Ho iniziato a leggerlo per puro caso, a casa del mio fidanzato, dopo aver terminato l’ultimo libro che mi ero portata, e pensavo di trovarmi per le mani un romanzo su un librario e una bambina legati appunto dalla passione per i libri, invece ecco che leggendo mi sono immersa in questa fantastica storia che tra le righe lascia trapelare messaggi importanti, che imprimono una nuova consapevolezza al lettore.
Primo fra tutti il fattore delle seconde possibilità: ognuno ne ha diritto, ma c’è chi le coglie al volo riuscendo a svoltare pagina, e chi invece le ignora, continuando a vivere in un perenne momento di smarrimento, senza mai ritrovare la via d’uscita dagli imprevisti della vita.
Credo che la semplicità della storia e il modo in cui è narrata siano i punti chiave di questo buon libro, in cui sono raccontate le vicende di diversi personaggi che girano intorno alla libreria Island Books e in particolare del librario AJ e della figlia adottiva Maya.
Infatti, una cosa che mi è molto piaciuta è che il filo della narrazione tocca molti personaggi e le loro personali vicissitudini, tanto da farci un po’ affezionare anche ai personaggi più di contorno. Ogni individuo di cui si parla nel romanzo porta con sé una storia che pian piano rivela il finale, facilmente intuibile verso gli ultimi capitoli del volume, ma che è una vera e propria sorpresa da rimanere senza parole!
Un altro punto a favore, a mio parere, è il modo scelto dall’autrice di presentare i personaggi e farceli conoscere attraverso i loro gusti letterari, utilizzati spesso nelle conversazioni. Viene sottolineato parecchio come la passione per i libri può unire le persone, può farle ritrovare o conoscere e può rendere più viva un’amicizia piuttosto che far incontrare l’amore della propria vita.
Infine vorrei sottolineare l’importanza di Maya che in modo quasi impercettibile è il filo conduttore delle diverse situazioni che hanno come protagonisti tutti gli altri personaggi. La vediamo crescere e diventare maggiorenne, sempre con la testa fra i libri e con una grande ammirazione per il padre che, incapace di mostrare affetto con i gesti, le regala tutto il suo sapere in fatto di letteratura con piccole perle di saggezza, lettere e pensieri sino quasi all’ultima pagina.
Per concludere in bellezza vorrei riportarvi una frase che mi ha fatto sorridere:
La felicità era larga quindici Maya e lunga venti: il perimetro di una libreria in formato bambina.
Un romanzo carico di amore in tutte le sue più svariate sfumature e specialmente quello di un padre per una figlia che credo sia uno dei più profondi che possano esistere.
Questa volta sono parecchio indecisa sulla valutazione da dare, ma credo che La misura della felicità meriti un bel 4/5:
Consiglio questa lettura a tutti perché non si tratta di un semplice romanzo che parla di un librario, ma è un libro che fa sorridere, piangere e che insegna quanto un piccolo cambiamento possa davvero salvare una persona. Inoltre, ricorda quanto sia importante non arrendersi mai, nemmeno nei periodi più bui, perché c’è sempre una seconda possibilità nella vita che può portarci la felicità che da tempo aspettiamo.
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