Buongiorno Readers! Oggi termina il blogtour dedicato a Una ragazza inglese di Beatrice Mariani, un retelling in chiave moderna del celebre classico Jane Eyre di Charlotte Brontë e di questo vi avevo già parlato nella mia tappa che potete leggere cliccando QUI. Ma è arrivato il momento di tirare le somme dopo questi ultimi otto giorni di contenuti speciali e intriganti curiosità su questo romanzo quindi ecco quindi la mia recensione, appena sotto la scheda libro! :)
Titolo: Una ragazza inglese
Autore: Beatrice Mariani
Editore: Sperling & Kupfer
Data di uscita: 27 Marzo 2018
Pagine: 275
Rilegato: 16.90 € (Link Amazon)
E-book: 9.99 € (Link Amazon)
BEATRICE MARIANI è nata a Roma, dove vive con il marito e i due figli. Laureata in Scienze Politiche, lavora da sempre nell'ambito della ricerca e della comunicazione. Questo è il suo primo romanzo. Il suo sito è www.beatricemariani.it
TRAMA È un tardo pomeriggio di giugno quando Jane raggiunge il cancello della villa dove passerà l'estate. Per lei, diplomata a pieni voti in Inghilterra, lavorare come ragazza alla pari per una ricca famiglia romana è un modo per mettere da parte qualche soldo, ma soprattutto il primo passo verso un futuro che intende scegliere da sola. Gli zii, unici parenti rimasti, la vorrebbero indirizzare a studi di economia, un percorso sensato che garantisce un solido avvenire. Ma lei non può dimenticare che i suoi genitori hanno seguito la loro passione a costo della vita, e la passione di Jane è il disegno, non i numeri. A nemmeno vent'anni, ha imparato a dar retta più al cuore che alla ragione. Il cuore, fin dal loro primo rocambolesco incontro, la spinge verso il suo datore di lavoro, Edoardo Rocca, un uomo d'affari dal fascino misterioso, zio del bambino di cui lei si deve occupare. È bello, sicuro di sé, sfuggente. Jane ne è intimorita, ma al tempo stesso attratta. Lui appartiene a un altro mondo, lo sa bene, eppure sente un'affinità che nessuna logica può spiegare. Basta una notte insonne perché si accenda una passione che sfida il buonsenso e la convenienza, non solo per la differenza di età, ma anche perché c'è qualcosa che Edoardo nasconde, segreti ed errori che stanno per travolgerlo. E, quando questo accadrà, per Jane sarà troppo tardi per mettersi in salvo.
Martedì vi avevo parlato delle differenze tra Jane Eyre e Una ragazza inglese in questo post e non mi ripeterò oltre, se non per sottolineare come l'autrice abbia perfettamente trasportato la celebre storia dell'orfanella inglese ai giorni nostri, in una Roma baciata dal sole, con un carico di freschezza e di attualità che hanno dato forza al romanzo.
Scrivere un retelling è infatti un lavoro molto complesso, si può ottenere un capolavoro giocando bene con le parole e con le scelte narrative, ma si può anche cadere in scelte banali o esagerazioni, tanto da rovinare l'intero libro. In questo caso confermo che Beatrice Mariani ha saputo destreggiarsi dando vita ad una storia da divorare in poche ore.
La protagonista, Jane Emili, è forse il filo conduttore più diretto al libro originale. Il suo carattere emotivo e distaccato al contempo, la sua indole riflessiva e la sua insicurezza richiamano molto la protagonista che tanto abbiamo amato in Jane Eyre, ma la sua ironia e la sua dolcezza le danno una marcia in più a mio avviso, un brio che permea le pagine e al contempo si alterna a momenti più drammatici dove il suo mondo sembra dover crollare in poche righe per poi rialzarsi. Una danza che batte il tempo del suo cuore, prima in estasi e poi in tempesta, un fiume di emozioni che si riversano nella narrazione e nello stesso lettore.
Il coinvolgimento nelle vicende di Jane è forse ciò che più di tutto mi ha legata a questa storia, un lazo che si è stretto sul mio cuore di lettrice e che mi ha impedito di staccare gli occhi dalle pagine per ore, finché non ho terminato il romanzo arrivando all'epilogo con un sorriso sulle labbra e la voglia di saperne di più, di leggere ancora di questo amore combattuto, difficile e sofferto.
L'amore è forse il protagonista del romanzo, un sentimento dalle note stonate in alcune parti che emerge vivido ed elettrico in altre, un sali e scendi che provoca brividi e sospiri, che intriga e procura strette al cuore. Ho amato Edoardo Rocca e il suo carattere misterioso, sopra le righe, sicuro. Mi ha affascinato forse più del vero Edward Rochester e nonostante tutto mi ha fatto battere il cuore e sperare in un lieto fine, in un cambiamento che invece è avvenuto in Jane.
Se Edoardo affronta il mondo a testa alta, uscendone quasi illeso e più libero nell'animo, Jane matura ed evolve, cresce e inizia finalmente a capire sé stessa e il proprio cuore. Le sue decisioni sono sempre più sicure, il suo carattere sempre più forte e nel finale emerge finalmente la donna che Edoardo ha visto in lei fin dal primo momento.
Scrivere un retelling è infatti un lavoro molto complesso, si può ottenere un capolavoro giocando bene con le parole e con le scelte narrative, ma si può anche cadere in scelte banali o esagerazioni, tanto da rovinare l'intero libro. In questo caso confermo che Beatrice Mariani ha saputo destreggiarsi dando vita ad una storia da divorare in poche ore.
La protagonista, Jane Emili, è forse il filo conduttore più diretto al libro originale. Il suo carattere emotivo e distaccato al contempo, la sua indole riflessiva e la sua insicurezza richiamano molto la protagonista che tanto abbiamo amato in Jane Eyre, ma la sua ironia e la sua dolcezza le danno una marcia in più a mio avviso, un brio che permea le pagine e al contempo si alterna a momenti più drammatici dove il suo mondo sembra dover crollare in poche righe per poi rialzarsi. Una danza che batte il tempo del suo cuore, prima in estasi e poi in tempesta, un fiume di emozioni che si riversano nella narrazione e nello stesso lettore.
Il coinvolgimento nelle vicende di Jane è forse ciò che più di tutto mi ha legata a questa storia, un lazo che si è stretto sul mio cuore di lettrice e che mi ha impedito di staccare gli occhi dalle pagine per ore, finché non ho terminato il romanzo arrivando all'epilogo con un sorriso sulle labbra e la voglia di saperne di più, di leggere ancora di questo amore combattuto, difficile e sofferto.
L'amore è forse il protagonista del romanzo, un sentimento dalle note stonate in alcune parti che emerge vivido ed elettrico in altre, un sali e scendi che provoca brividi e sospiri, che intriga e procura strette al cuore. Ho amato Edoardo Rocca e il suo carattere misterioso, sopra le righe, sicuro. Mi ha affascinato forse più del vero Edward Rochester e nonostante tutto mi ha fatto battere il cuore e sperare in un lieto fine, in un cambiamento che invece è avvenuto in Jane.
Se Edoardo affronta il mondo a testa alta, uscendone quasi illeso e più libero nell'animo, Jane matura ed evolve, cresce e inizia finalmente a capire sé stessa e il proprio cuore. Le sue decisioni sono sempre più sicure, il suo carattere sempre più forte e nel finale emerge finalmente la donna che Edoardo ha visto in lei fin dal primo momento.
«Sei una roccia, Jane, ricordatelo. Puoi prenderti il mondo.»Sarà che temevo il confronto con l'originale, sarà che Beatrice Mariani mi ha conquistato in poche pagine, ma non riesco a pensare a una valutazione per Una ragazza inglese inferiore a 5/5. Pieni voti per un libro che ha saputo conquistare il mio cuore di lettrice, coinvolgendomi e imbrigliandomi alle sue pagine grazie ad uno stile fresco e semplice, capace tuttavia di trasmettere le più grandi emozioni.
Consiglierei questo libro... a chi è in cerca di una storia capace di conquistare e coinvolgere, un libro breve ma intenso fatto di emozioni e sentimenti celati, con risvolti inaspettati che mozzano il fiato ma che rendono tutto più vivace e intrigante.
INTERVISTA ALL'AUTRICE
Ed ora eccoci arrivati alla parte più esaltante di questo post, l'intervista all'autrice che abbiamo avuto il piacere di conoscere attraverso queste domande, poste dalle blogger che hanno partecipato all'iniziativa del blogtour per l'uscita del libro, curiosi? Ecco qui domande e risposte! ;)
Il suo romanzo è una bellissima storia d'amore moderna, ma nel testo ci sono anche diversi riferimenti a un classico della letteratura molto amato, Jane Eyre di Charlotte Brontë. Qual è stato l'elemento che l'ha convinta a scegliere proprio "Jane Eyre"?
Grazie, spero davvero che la storia di Jane e Edo possa appassionare. Quando ho deciso di mettermi alla prova e confrontarmi con un grande classico, Jane Eyre è stato un pensiero immediato. È un romanzo potente, a tratti cupo e angosciante, che non si riesce a dimenticare, e che secondo me andrebbe riletto in varie fasi della vita. Non parla solo di amore, ma anche di coraggio, di dolore, di resistenza. Impossibile non identificarsi in Jane Eyre e nel suo faticoso percorso di vita, credo che tutte vorremmo avere la sua capacità di fronteggiare gli eventi, senza mai mettere a tacere il cuore.
Qual è stata la prima cosa che ha pensato quando il suo manoscritto è stato accettato dalla casa editrice?
È stata una soddisfazione enorme. Ho lavorato a questo testo a lungo, venendo da precedenti esperienze che non ero riuscita a portare a compimento. Davvero credevo di non potercela fare, anche perché non sono più una ragazzina. A essere onesta sarei in grado di citare con precisione ora e giorno esatto in cui ho ricevuto la telefonata con la bella notizia!
Un libro che le è rimasto nel cuore?
Rispondere Jane Eyre sarebbe ovvio, anche se è sicuramente vero. Non è però l’unico libro che ho amato così tanto. Se leggerete il romanzo troverete molte citazioni di un altro capolavoro assoluto, Via col Vento di Margaret Mitchell. E non parlo del film, che comunque è splendido, ma proprio dei tre libroni che ci raccontano molto di più su un altro personaggio femminile unico e originale come Rossella O’Hara.
Come nasce la sua passione per la scrittura?
Nasce insieme a me, nel senso che mi ha sempre accompagnato. Mi piaceva scrivere fin da bambina. Nel temi scolastici ricordo di non aver mai scelto una traccia “precostituita” (ad esempio “il tema di storia”), preferivo sempre buttarmi sul creativo, mi piaceva raccontare. Ho sempre scritto tanto, forse troppo. Ho capito che era ciò che volevo fare proprio quando mi ci sono messa sul serio. Ho una vita piena,e per scrivere ho dovuto organizzarmi e ritagliare degli spazi precisi, perché credo che oltre alla passione, il metodo sia essenziale. Chiudermi nella mia stanzetta con il mio pc non è mai stato un peso, né una fatica, anzi! L’ho fatto sempre con piacere e facilità.
La scena o le scene più difficili da scrivere e per quale motivo?
Le scene più difficili sono state quelle d’amore. Volevo trasmettere emozioni che fossero realistiche, non è semplice per niente rendere ciò che si prova in momenti tanto intimi e delicati. Soprattutto non volevo che fossero tutte uguali o banali. Si guardano, si baciano, etc etc. Provavo a immaginare di essere lei, ma dovevo anche immaginare di essere lui. Sono andata riguardarmi varie scene cinematografiche di dichiarazioni (tra cui la dichiarazione di Jane Eyre nel giardino, secondo me intensissima e meravigliosa) e le ho studiate con interesse quasi… scientifico. Cosa facciamo, cosa diciamo, come ci muoviamo quando siamo preda di sentimenti così travolgenti?
Chi è Beatrice quando non scrive?
Veramente “sono” e faccio tantissime altre cose! Ho una bellissima famiglia e insieme a mio marito cerco di godermi i figli prima che crescano ancora e prendano la loro strada, ho un lavoro che mi interessa e mi impegna, mi occupo di organizzare convegni per enti pubblici, mi impongo di fare attività fisica e tento anche di farmela piacere (camminare, nuotare), amo il mare e cerco di andarci ogni volta in cui è possibile, studio inglese per non perdere quello che già so, leggo qualsiasi cosa mi sembri interessante, al cinema vado poco perché sono spesso troppo stanca e preferisco recuperare in tv, cerco di mantenere le tante amiche che ho con una colazione o un tè di tanto in tanto e da qualche anno faccio volontariato nel pronto soccorso di un grande ospedale romano.
Perché prende ispirazione da Charlotte Brontë?
Charlotte Brontë ha un posto di diritto nell’olimpo degli scrittori di tutti i tempi e non azzardo nessun paragone, non sono pazza! Mi sono, appunto, solo “ispirata”. La sua storia, oltre che affascinante, conteneva elementi che potevano essere riproposti: la fanciulla inesperta e l’uomo vissuto, il luogo isolato, i segreti da rivelare, l’amore che sembra impossibile, gli ostacoli imprevisti. La vita della vera Charlotte Brontë (sappiamo che il suo libro è largamente autobiografico anche nelle sue parti più dure) non ha nulla a che vedere con la mia, e in particolare io sono lontanissima dal condividere il rigore morale religioso che tanto ha pesato nelle scelte dell’Autrice in carne ed ossa e del suo alter ego Jane Eyre, ma certamente in comune con lei c’è una passione per la scrittura come arma per vivere una vita migliore.
Perché un lettore dovrebbe leggere il suo libro?
Spero di offrire qualche ora di intrattenimento piacevole, di romanticismo e di leggerezza, e di lasciare una sensazione positiva in chi legge. Un altro motivo per leggere “Una ragazza inglese”, per chi ha amato molto Jane Eyre e magari (come me) ha visto anche le varie trasposizioni cinematografiche, potrebbe essere cercare di scoprire quali sono le scene “rubate”.
Quando scrive ha qualche rituale? Un posto preferito, una penna da cui non si separa mai?
Niente di tutto ciò, lo ammetto, a parte il posto preferito, che però è preferito solo perché è l’unico dove posso isolarmi e scrivere. Per chi ha visto il mio sito (www.beatricemariani.it) è la stanzetta disegnata in home page, dove ho aggiunto qualche dettaglio fantasioso, come ad esempio l’isola di Tavolara che si scorge dalla finestra. Magari! Io vivo a Roma e per vedere Tavolara devo aspettare di arrivare in Sardegna, la nostra seconda terra. Quando lavoro più che le penne, uso evidenziatori di tutti i colori possibili.
Ha un tipo di musica che ascolta durante la stesura di un manoscritto?
Non riuscirei a scrivere ascoltando musica. Invece riesco a pensare ascoltando musica e siccome alle trame e alla scrittura penso sempre, durante le nuotate o le camminate mi concentro soprattutto con la musica classica. Ultimamente sento di continuo il Bolero di Ravel, l’ouverture della Gazza Ladra di Rossini o della Traviata di Verdi, le arie del Don Giovanni di Mozart e la Marcia di Radetzky. Ho cantato per anni in un coro barocco. Ogni tanto cambio,virando su pop o dance, rigorosamente anni ‘80 e ‘90.
Cosa l'ha spinta ad avvicinarsi alla scrittura?
La consapevolezza che non potevo non provarci. Non è un modo di dire: proprio non potevo. Non me lo sarei perdonata. Il rimandare sempre con il tempo diventa un peso insopportabile, quando si cresce non ci si inganna più ripetendosi: adesso non posso, prima o poi lo farò. Quel fare diventa urgente. Ho detto: basta, ci provo.
Ha un romanzo chiuso in un cassetto che vorrebbe pubblicare ma ancora non crede sia giunto il momento?
Nel cassetto ho altri due romanzi e mezzo. Appartengono a epoche diverse, passato lontano, passato recente e futuro. Sono storie cui ho già lavorato ma sono pronta a lavorarci ancora, se servirà. Si impara ogni giorno, si può sempre migliorare.
Ha un nuovo progetto in corso?
Il progetto in corso è il mezzo romanzo di cui dicevo prima. È a metà perché lo sto ancora scrivendo. È la storia di un amore tra persone adulte con molte complicazioni personali, che si incontrano quando pensano che la vita non offra seconde possibilità.
Quali libri o autori hanno influenzato la sua formazione?
I miei romanzi preferiti sono stati i grandi classici. Oltre a Jane Eyre mi sono appassionata a Cime tempestose, a tutta Jane Austen. Ma ho letto molto altro. Ho amato da Anna Karenina a Pastorale Americana, da Dickens a Thomas Mann, da Philip Roth a Kundera e Donna Tartt. Probabilmente il romanzo più bello che ho mai letto è Cent’anni di solitudine. Posso aggiungere che mi piacerebbe saper scrivere come Tom Perrotta, un autore americano di cui ho letto praticamente tutto, oppure che sarei felice di essere brava quanto Gabriele Muccino nel far emergere i personaggi. Vorrei avere la capacità e la costanza di Sveva Casati Modigliani! Tra le scrittrici di genere romantico ho adorato Helen Fielding e Sophie Kinsella, ho letto molto di Jane Green e di Lucinda Riley. Dimenticavo: vorrei anche aver inventato io la saga di Harry Potter!
Da bambina amava leggere? Se sì, aveva mai immaginato di leggere il suo nome su un libro, prima o poi?
Da bambina leggevo così tanto che ogni tanto mi rimproveravano per l’assenza dal mondo circostante! Lo facevo camminando, lo facevo in macchina (e poi mi sentivo male) lo facevo sedendomi in qualsiasi cantuccio. Uno dei primi libri fu Piccole Donne. Lo rilessi così tante volte che le mie amiche inventarono un gioco: lo aprivano in una pagina qualsiasi e mi leggevano una frase. Io ero in grado di proseguire! Inutile dire che mi sentivo, anzi “ero” Jo March e quindi sì, proprio come lei, sognavo di vedere il mio nome su un libro prima o poi!
Una domanda che non le è mai stata fatta ma a cui le piacerebbe rispondere?
Nonostante questa sia la mia prima intervista (a proposito: grazie a voi per avermela fatta!) non ci sono cose che non ho mai detto o che vorrei rivelare. Tendo ad appassionarmi ad argomenti diversi. Ogni tanto infatti rompo le scatole a mio marito o ai ragazzi dicendo: eddai, chiedetemi qualcosa, può essere calcio o politica. Ma solo perché mi va di dire la mia su tutto.
E dopo questa chiacchierata, vi saluto e spero di avervi un pizzico incuriositi riguardo questo appassionante romanzo. Che ne pensate, lo leggerete?
Aspetto come sempre i vostri commenti e feedback per scoprire la vostra opinione e per fare un paio di chiacchiere librose...non mi stanco mai di parlare di libri! ;)
Lo prenderò sicuramente in considerazione! A giudicare dalla copertina non avrei mai pensato si trattasse di un romanzo leggero, semplice e persino profondo.... Mi hai incuriosita :) Vedrò se avrò anch'io occasione di leggerlo :)
RispondiEliminaAnche io avevo qualche dubbio, ma alla fine mi ha conquistata..considerando i riferimenti a Jane Eyre poi ha ancora più fascino! ^^
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