Buongiorno Readers! Oggi vi propongo una lettura un po' datata, ma che mi ha molto appassionata. Il libro che ho appena finito di leggere è L'uomo in fuga, di Stephen King, un distopico dai toni vivaci e tetri allo stesso tempo, una storia che punta dritta alla moralità del lettore, con riflessioni sulla società e situazioni che richiamano alcuni tra i più rilevanti problemi sociali dei nostri giorni. Un genere di libro che mi colpisce sempre e, devo confessare, il primo libro del Re del brivido che leggo..! ^^'
Ma bando alle ciance, per chi non avesse mai sentito parlare di questo romanzo, ecco la scheda libro con qualche informazione più dettagliata..e di seguito la mia opinione! :)
Ma bando alle ciance, per chi non avesse mai sentito parlare di questo romanzo, ecco la scheda libro con qualche informazione più dettagliata..e di seguito la mia opinione! :)
Titolo: L'uomo in fuga
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer
Data di uscita: 11 Novembre 2013 (prima pubblicazione: 1982)
Pagine: 240
Rilegato: 9.90 €
STEPHEN KING è nato a Portland nel Maine nel 1947, è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, celebre autore di Stephen King - Lande Incantateletteratura fantastica e in particolare di horror. È anche un esponente di spicco del nuovo gotico. Autore estremamente prolifico, la sua carriera inizia con la pubblicazione di Carrie 1974, da qui in poi ha pubblicato oltre sessanta opere, tra raccolte di racconti e romanzi, entrate regolarmente nella classifica dei best seller, vendendo complessivamente oltre 400 milioni di copie.
TRAMA In una cinica America di un futuro molto vicino, Ben Richards – che ha disperatamente bisogno di soldi per curare la figlia malata – decide di partecipare a un sadico, seguitissimo reality show, L'uomo in fuga. Ogni concorrente deve riuscire a sottrarsi alla caccia spietata dei gladiatori della rete, della polizia e di chiunque lo riconosca, per un mese. Intasca cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se è ancora vivo alla fine dei trenta giorni, un miliardo di dollari. Per Ben vincere significherebbe una vita da nababbo, per sé e per la figlia. Sfortunatamente pochi ce la fanno. Anzi, in sei anni, nessuno è mai sopravvissuto…
Ho intrapreso questa lettura su consiglio di mia madre, un giorno in cui parlavamo di Hunger Games. Lei vedeva delle somiglianze tra le due storie e così non ho resistito, ho iniziato a leggerlo il giorno stesso e vista la breve lunghezza del volume l'ho finito poche sere dopo. La cosa che mi ha inquietato prima di tutto è stato il conto alla rovescia dei paragrafi, un countdown da 100 a 0 che ha scandito il racconto a tempo di ansia e curiosità.
I cento paragrafi sono l'unica struttura che delinea la narrazione, un racconto in terza persona della lotta di un uomo contro il sistema. Un uomo sfinito, stanco e privato di ogni moralità, per la precisione, che lotta per far sopravvivere la sua famiglia in una società corrotta, guidata da un sistema controllato dalla TV o per meglio dire la TRI-VU.
Ogni abitazione è infatti accessoriata di una tri-vu, una televisione che trasmette ininterrottamente reality show in cui i poveri concorrenti sono sottoposti alle peggiori torture, nella speranza di guadagnare qualche spicciolo. Ogni settimana si tengono alla sede della Rete i colloqui di reclutamento dei concorrenti ed è uno dei giorni più disperati della sua vita, quello in cui Ben Richards, il protagonista, abbandona moglie e figlia malata per riuscire a portare a casa un po' di soldi per comprare le medicine per la piccola Cathy, anche a costo di non rivederle mai più.
Ben Richards è un uomo acuto, dalle grandi capacità intellettive, ma non è né un eroe né un anti-eroe, è ciò che rimane dell'uomo medio dei bassi fondi, un personaggio sporcato, per così dire, nella sua moralità e nel suo modo di parlare, spesso scurrile e volgare, un uomo insomma a cui non è rimasto altro per cui lottare se non delle briciole di sopravvivenza.
Per i suoi atteggiamenti, il suo non accettare le autorità e la direzione che la società sta aprendendo, viene quindi selezionato per il più pericoloso dei giochi televisivi: L'uomo in fuga. Un reality show in cui al concorrente vengono dati dei soldi per fuggire e nascondersi, in giro per il paese, il continente o il mondo se ci riesce, ma a braccarlo ci sono i Cacciatori, gli spettatori, i cittadini, tutti incitati dalla tri-vu a consegnare il "nemico pubblico". Ogni ora che sopravvive, 100 dollari vengono consegnati alla moglie e se riuscirà a resistere per ben 30 giorni allora la famiglia diventerà miliardaria e lui sarà salvo. L'unica regola è quindi fuggire e sopravvivere il più a lungo possibile.
Una corsa a perdifiato attraverso duecentoquaranta pagine di adrenalina e ansia, che scorrono veloci, dritto fino all'imprevedibile finale, toccando temi e dando spunto a riflessioni che possono considerarsi decisamente attuali ed allarmanti. Un libro che mi ha conquistata per la sua storia, ma soprattutto per la denuncia sociale e morale che si pone dietro alle parole dell'autore. Se poteva essere un romanzo distopico all'inizio degli anni ottanta, oggi credo sia da considerarsi una perfetta riflessione di attualità. Nel procedere della lettura ho poi notato un cambiamento nel protagonista che insieme al lettore scopre drammatiche verità e situazioni allarmanti, iniziando a ragionare ancora più intensamente su ciò che lo circonda e ciò che fa ruotare il suo mondo corrotto.
Nonostante però abbia apprezzato il peso morale dell'opera, ho una breve critica a chi ha paragonato L'uomo in fuga a 1984 di George Orwell. A mio parere, non credo che il lavoro di Stephen King sia all'altezza di una storia tanto complessa come quella del celebre distopico per eccellenza. 1984 e L'uomo in fuga sono due grandi romanzi che si pongono tuttavia su livelli differenti.
Nel complesso è una lettura che mi ha appassionata molto, sia dal punto di vista della trama che dal punto di vista delle problematiche evidenziate. Quando un libro riesce ad accendere delle scintille di riflessione sulla realtà, allora credo possa definirsi un romanzo geniale, da leggere almeno una volta nella vita. La mia entusiasta valutazione per L'uomo in fuga è di 5/5, pieni voti per un volume tanto breve quanto intenso nella sua semplice ma chiara denuncia sociale.
Consiglierei questo libro...a chi è in cerca di una lettura che dia spunti di pensiero e riflessione sulla realtà che ci circonda e su come all'esasperazione possa diventare, una storia da leggere tutta d'un fiato, da vivere e soprattutto sentire.
CURIOSITA' Nel 1986 è stato tratto un film, dal titolo L’Implacabile (Running Man), che vede come protagonista Arnold Schwarzenegger. Non l'ho mai visto, ma credo che mi procurerò una copia per completare al meglio la mia esperienza con questa storia. So che è un film ispirato, quindi non sarà fedele al cento per cento, ma sono molto curiosa di vedere come è stata riportata su grande schermo! :)
Ed ora vi auguro uno splendido venerdì, tornerò probabilmente con l'appuntamento 5 cose che... nel pomeriggio, ma adesso riprendo lo studio che se no rimango indietro sulla tabella di marcia! ç_ç Spero di avervi dato un ottimo spunto di lettura! ;)
I cento paragrafi sono l'unica struttura che delinea la narrazione, un racconto in terza persona della lotta di un uomo contro il sistema. Un uomo sfinito, stanco e privato di ogni moralità, per la precisione, che lotta per far sopravvivere la sua famiglia in una società corrotta, guidata da un sistema controllato dalla TV o per meglio dire la TRI-VU.
Ogni abitazione è infatti accessoriata di una tri-vu, una televisione che trasmette ininterrottamente reality show in cui i poveri concorrenti sono sottoposti alle peggiori torture, nella speranza di guadagnare qualche spicciolo. Ogni settimana si tengono alla sede della Rete i colloqui di reclutamento dei concorrenti ed è uno dei giorni più disperati della sua vita, quello in cui Ben Richards, il protagonista, abbandona moglie e figlia malata per riuscire a portare a casa un po' di soldi per comprare le medicine per la piccola Cathy, anche a costo di non rivederle mai più.
Ben Richards è un uomo acuto, dalle grandi capacità intellettive, ma non è né un eroe né un anti-eroe, è ciò che rimane dell'uomo medio dei bassi fondi, un personaggio sporcato, per così dire, nella sua moralità e nel suo modo di parlare, spesso scurrile e volgare, un uomo insomma a cui non è rimasto altro per cui lottare se non delle briciole di sopravvivenza.
«In breve, siete considerato anti-autoritario e antisociale. Socialmente, un deviante. Ciononostante siete riuscito ad evitare la prigione e avete evitato di mettervi in guai seri col governo. In parole povere, non siete implicato in niente.» Killian fece un breve sorriso, con i denti che gli brillavano in mezzo al nero del viso, e tornò al rapporto. «Avete sentimenti razziali proibiti dalla Legge sulle razze del 2004. Avete dato risposte piuttosto violente al test di associazione verbale.» «Sono qui per un lavoro violento» disse Richards. «Senz'altro. Pur tuttavia noi...e parlo in senso più ampio dell'Ente Giochi; parlo in senso nazionale...consideriamo queste risposte con estrema inquietudine.» «Avete paura forse che qualcuno possa mettervi una bomba nella macchina, una notte o l'altra?» chiese Richards.
Per i suoi atteggiamenti, il suo non accettare le autorità e la direzione che la società sta aprendendo, viene quindi selezionato per il più pericoloso dei giochi televisivi: L'uomo in fuga. Un reality show in cui al concorrente vengono dati dei soldi per fuggire e nascondersi, in giro per il paese, il continente o il mondo se ci riesce, ma a braccarlo ci sono i Cacciatori, gli spettatori, i cittadini, tutti incitati dalla tri-vu a consegnare il "nemico pubblico". Ogni ora che sopravvive, 100 dollari vengono consegnati alla moglie e se riuscirà a resistere per ben 30 giorni allora la famiglia diventerà miliardaria e lui sarà salvo. L'unica regola è quindi fuggire e sopravvivere il più a lungo possibile.
I produttori del programma avevano adottato una nuova tattica, per eliminare il messaggio anti-inquinamento di Richards (continuava a lanciarlo con furiosa determinazione...Almeno quelli che sapevano leggere le labbra dovevano essere in grado di recepirlo): adesso il pubblico sommergeva la voce in un tumulto di urla, insulti, parolacce. La loro reazione era sempre più esagitata, fino al punto da sfiorare la demenza.
Una corsa a perdifiato attraverso duecentoquaranta pagine di adrenalina e ansia, che scorrono veloci, dritto fino all'imprevedibile finale, toccando temi e dando spunto a riflessioni che possono considerarsi decisamente attuali ed allarmanti. Un libro che mi ha conquistata per la sua storia, ma soprattutto per la denuncia sociale e morale che si pone dietro alle parole dell'autore. Se poteva essere un romanzo distopico all'inizio degli anni ottanta, oggi credo sia da considerarsi una perfetta riflessione di attualità. Nel procedere della lettura ho poi notato un cambiamento nel protagonista che insieme al lettore scopre drammatiche verità e situazioni allarmanti, iniziando a ragionare ancora più intensamente su ciò che lo circonda e ciò che fa ruotare il suo mondo corrotto.
Nei suoi lunghi pomeriggi, Richards rifletteva che un cambiamento involontario si era verificato in lui durante i suoi cinque giorni di fuga. La causa era stata Bradley...Bradley e la sua sorellina moribonda. Non era più un uomo solo, che combatteva per la propria famiglia, e destinato comunque a soccombere. Adesso c'erano tutti gli altri, che soffocavano nell'aria masmatica...tutti gli altri e Sheila, tutti gli altri e Sheila e Cathy.
Nonostante però abbia apprezzato il peso morale dell'opera, ho una breve critica a chi ha paragonato L'uomo in fuga a 1984 di George Orwell. A mio parere, non credo che il lavoro di Stephen King sia all'altezza di una storia tanto complessa come quella del celebre distopico per eccellenza. 1984 e L'uomo in fuga sono due grandi romanzi che si pongono tuttavia su livelli differenti.
Nel complesso è una lettura che mi ha appassionata molto, sia dal punto di vista della trama che dal punto di vista delle problematiche evidenziate. Quando un libro riesce ad accendere delle scintille di riflessione sulla realtà, allora credo possa definirsi un romanzo geniale, da leggere almeno una volta nella vita. La mia entusiasta valutazione per L'uomo in fuga è di 5/5, pieni voti per un volume tanto breve quanto intenso nella sua semplice ma chiara denuncia sociale.
Consiglierei questo libro...a chi è in cerca di una lettura che dia spunti di pensiero e riflessione sulla realtà che ci circonda e su come all'esasperazione possa diventare, una storia da leggere tutta d'un fiato, da vivere e soprattutto sentire.
CURIOSITA' Nel 1986 è stato tratto un film, dal titolo L’Implacabile (Running Man), che vede come protagonista Arnold Schwarzenegger. Non l'ho mai visto, ma credo che mi procurerò una copia per completare al meglio la mia esperienza con questa storia. So che è un film ispirato, quindi non sarà fedele al cento per cento, ma sono molto curiosa di vedere come è stata riportata su grande schermo! :)
Ed ora vi auguro uno splendido venerdì, tornerò probabilmente con l'appuntamento 5 cose che... nel pomeriggio, ma adesso riprendo lo studio che se no rimango indietro sulla tabella di marcia! ç_ç Spero di avervi dato un ottimo spunto di lettura! ;)
Mia cognata ha in casa l'intera collezione di King ed io ogni tanto attingo volentieri per qualche lettura. Questo mi manca!
RispondiEliminaA me è piaciuto molto, spero possa piacere anche a te..! ^^
EliminaChe bel libro, io ho una vecchia edizione firmata Richard Bachman, quando King usava ancora questo pseudonimo.
RispondiEliminaProbabilmente è la stessa che ho io, rossa con la statua della libertà? Purtroppo non è più in vendita e ho scelto di mettere le informazioni sull'attuale edizione..
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